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IL DOPOSOLE PER FISSARE L'ABBRONZATURA

11/06/2015

  

(Immagine ottenuta al  microscopio elettronico e mostra le superfici rugose di una cellula della pelle in seguito ad una scottutura da esposizione solare)

Come ogni organo del nostro corpo, anche la pelle è soggetta ad un ciclo di vita per cui nuove cellule nascono e crescono per sostituire quelle morte in un processo continuo e incessante chiamato turnover cellulare. In questo ciclo, è naturale e salutare che le cellule ricche di melanina vengano progressivamente perse con il risultato che in qualche settimana l’abbronzatura si affievolisca fino a scomparire.

Tuttavia, l’abbronzatura può essere difesa il più a lungo possibile garantendo alla pelle un trattamento doposole specifico di elevata qualità ed efficacia in grado di favorire il ripristino delle condizioni fisiologiche ottimali e coadiuvare così la vitalità cellulare.

Per questo, la pelle deve essere trattata con prodotti specifici idratanti, elasticizzanti e lenitivi in grado di aiutare a limitare le irritazioni/infiammazioni/stress ossidativo e promuovere il ripristino di uno strato idrolipidico efficace. Dopo l’esposizione solare la pelle è infatti spesso infiammata, irritata e comunque particolarmente vulnerabile con un turnover cellulare accelerato dall’eccessiva secchezza. In questa fase, l’utilizzo di prodotti di bassa qualità, non specifici e magari contenenti ingredienti di origine chimica o artificiale rappresenta un ulteriore stress per la pelle che richiederebbe invece un trattamento specifico, efficace e biocompatibile. Scegliere un buon doposole significa investire sia sulla bellezza prolungata nel tempo che sulla salute della propria pelle.

Soprattutto perchè il doposole cerca di rallentare questo processo fisiologico in modo da ritardare la perdita dell’abbronzatura e quindi ha un effetto fissante.

 

Ci sono determinate zone del corpo, soprattutto negli adulti, che si disidratano maggiormente e più facilmente e hanno bisogno di una maggiore quantità di doposole,  in considerazione del fatto che hanno un numero ridotto di ghiandole sebacee: tra queste troviamo le gambe e gli avambracci.

 

Per i bambini  il discorso è ancora più sofisticato: è noto infatti che nei bambini, le ghiandole sebacee sono immature e meno attive e di conseguenza il film idrolipidico e il mantello acido protettivo risultano relativamente inconsistenti e deboli.

L’attività di questi importantissimi annessi cutanei non aumenta fino ai cambiamenti ormonali che avvengono nella pubertà, momento in cui le caratteristiche strutturali e comportamentali delle pelle  iniziano anche a differenziarsi da maschio a femmina

 

Per quanto riguarda l’anziano il discorso è leggermente diverso:

il tasso del turnover cellulare diminuisce con l’andare degli anni, è stimato infatti una riduzione di circa 30-50% tra il 3o e l’8o decennio. A questo bisogna associare una diminuzione di circa il 10-20% per decennio anche del numero di melanociti enzimaticamente attivi per unità di superificie, spiegando in parte l’aumentata vulnerabiltà alle radiazioni UV.

 

E’opportuno, quindi, per queste due categorie idratare maggiormente la pelle dopo l’esposizione solare.

 

L’abbronzatura ha un importante ruolo fisiologico, infatti serve come scudo per i raggi ultravioletti, una difesa dal sole.

Questo lavoro viene eseguito grazie alla produzione di un pigmento chiamato melanina da parte dei melanociti, cellule che si trovano nell’epidermide, e che ha il compito di proteggerci dai raggi UV: infatti è in grado di assorbirli ( solo il 5% dei raggi viene riflesso) e di scaricarne l’energia.

L’effetto abbronzatura è quasi subito visibile, perchè nell’epidermide c’è sempre una piccola scorta di melanina pronta ad intervenire subito.

Esistono due diversi tipi di questo pigmento:

  • eumelanina, che caratterizza le persone con i capelli scuri, la migliore;

  • feomelanina, presente nei soggetti con i capelli rossi.

I biondi invece le possiedono tutte e due.

 

Una curiosità legata ai melanociti: queste cellule si trovano in tutto il corpo, ma con densità diversa da regione a regione.

Nel viso, infatti, se ne trovano quasi 300 mila per mmâ‚‚, a differenza dell’avambraccio dove sono poco più di 100 mila. ATTENZIONE perché l’intensità dell’abbronzatura non è legata ai melanociti, ma dipende solo dalla quantità e dalla “qualità” della melanina prodotta.

 

E’ doveroso parlare anche dei raggi UV: Possiamo suddividere i raggi solari in: UV-A, UV-B e UV-C. Mentre gli UV-C vengono filtrati dall’atmosfera; gli UV-B, raggiungono gli strati superficiale della pelle,  provocando fastidiose scottature, arrossamenti ed eritemi. Probabilmente, quelli più pericolosi sono gli UV-A che riescono a penetrare nell’epidermide deteriorando le cellule che producono il collagene e contribuendo significativamente all’invecchiamento cutaneo.

 

Per questo il sole ha sempre avuto un ruolo ambivalente:

come l’esposizione solare può aumentare il rischio di sviluppare tumori della pelle e va sottolineata l’importanza della prevenzione; d’altro canto, nuovi dati hanno dimostrato che

la luce solare, permette all’organismo di disporre di adeguati livelli di vitamina D, riducendo il rischio di sviluppare tumori ad altri organi.

 

La PREVENZIONE dipende sia dall’utilizzo di una buona crema protettiva con un filtro adeguato alla tipologia della nostra pelle, ma non solo.

 

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